1934-'35: Si passa a sedici squadre

Per abbreviare la durata del campionato ai fini internazionali e per ottenere maggior equilibrio, le partecipanti furono ridotte di due unità. Ciò si ottenne con tre retrocessioni (Padova, Genoa e Casale) e una sola promozione (Sampierdarenese). Inizio 30 settembre 1932, fine 2 giugno 1935.
Juventus campione (quinta volta consecutiva!). M a il bottino è calato, punti 44, il ciclo declina. Seguono Ambrosiana, Fiorentina. Roma quarta a punti 35. Per la prima volta la Lazio è a un solo scalino, quinta, p. 32.
Squadra titolare: Masetti, Gadaldi, Bodini, Frisoni, Bernardini, Tomasi, Costantino, Scopelli, Guaita, Scaramelli, Fusco. Riserve: Allemandi II, Eusebio, Patrucchi. Allenatore: Barbesino. Campo: Testaccio.
Partite vinte 14, pareggiate 7, perdute 9. Gol segnati 63, incassati 38. Capocannoniere: Guaita con 29 gol.
Il quarto posto fruttò alla Roma una nuova qualificazione in Coppa Europa.

Il campionato cominciò con le grane e con un fatto increscioso. Mentre Bernardini e Bodini erano sdegnosi sull'Aventino per dissidi di carattere non solo economico, la crisi di rapporti con Attilio Ferraris risultò definitiva. Il grande giocatore fu ceduto, sembra incredibile, alla Lazio, e giocò malgrado un accordo contrario tra le due società ambedue i derby, conclusi in parità. Nell'intervallo estivo la squadra giocò all'estero nove partite e ne vinse sette tra Jugoslavia, Olanda, Germania e Svizzera. Allora malgrado la lunghezza del campionato e l'intensa attività azzurra si trovava tempo (e voglia) anche per giocare fuori dei confini. I risultati vittoriosi erano graditi al regime.
La Roma, forte del prolifico Guaita, fece un passetto avanti, ma con una scomoda Lazio a stretto contatto di gomito. La prima partita si giocò senza Fulvio, a Firenze, e fu un disastro, sconfitta per 4-1. Segnò anche in pratica la scomparsa di Stagnaro dal ruolo di titolare, cosa che agevolò il recupero di Bernardini. Più resistente fu Bodini, che si rivide solo alla metà di novembre. Liberato dal dualismo con Stagnaro, Fulvio giocò quello che è ritenuto il campionato più brillante della carriera. Guaita fu però alla sua altezza, divenendo capocannoniere nazionale, in ardente gara di emulazione con Silvio Piola che, arrivato alla Lazio, non andò oltre le 21 reti. Va ricordato che il primato di Guaita è ancora in superato nei tornei a 16 squadre: 28 gol in 29 partite danno un quoziente di 0,965.
La Coppa Europa fu un disastro. I giallorossi furono eliminati dalla squadra di Sarosi, il Ferencvaros di Budapest che dopo aver perduto 1-3 a Testaccio si rifece clamorosamente in casa: un 8-0 risultato di un cedimento psicologico imperdonabile, propiziato (sembra) dall'operato dell'arbitro. Eppure vi erano in quel giorno di giugno a Budapest i due grossi acquisti della stagione, Eraldo Monzeglio e l'ala Renato Cattaneo, azzurri di provata esperienza.

Tratto dal libro AS Roma da Testaccio all'Olimpico (libro edito nel 1977)

 

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